sabato 12 dicembre 2009

Se in una frase c'è la parola culo, il pubblico, foss’anche una frase sublime, sentirà solo questa parola. J. Renard

Abbiamo riscontrato, da parte di alcuni, una certa ritrosia verso una parola contenuta nel titolo del nostro ultimo libro. La parola incriminata è “culi”. Il titolo completo è “La contessa Sofia Ciccia dei Culi”. Nell’idea dell’autrice e dell’editore questo termine non ha né può avere, dato il contesto nel quale viene usato, alcuna valenza riconducibile ad un significato spregiativo. Tutt’altro. Esso va letto insieme alla parola “ciccia”. Pertanto “Ciccia dei Culi”, oltre a indicare il cognome della contessa Sofia, significa appunto il grasso debordante, i fianchi larghi, le grosse chiappe di questa straordinaria donna che, a discapito della sua pesantezza, riesce a riscoprire il valore della leggerezza interiore e del corpo senza gravità, in una sorta di liberazione spirituale indotta dall’incontro con una gattina nera, spelacchiata e con un solo occhio giallo, simbolo anch’essa di una malinconica e sfortunata condizione che, però, verrà superata nella magica Notte di Natale.

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